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Voto: 5/10 Titolo originale: Aquaman , uscita: 07-12-2018. Budget: $160,000,000. Regista: James Wan.

Aquaman: la recensione del film di James Wan con Jason Momoa

26/12/2018 recensione film di William Maga

Il cinecomic DC / Warner colpisce - nel bene o nel male - per alcuni momenti assolutamente assurdi, fallendo però nel provare ad accontentare tutti infarcendo la storia di troppi elementi in bilico tra il serio e il faceto

momoa aquaman film 2018

I film sui personaggi dei fumetti – o cinecomic – sono una presenza fissa praticamente mensile nei palinsesti ormai da qualche anno, ma a James Wan toccava questo volta con Aquaman l’ingrato compito di provare a risollevare (ancora …) le sorti dell’Universo Cinematografico DC / Warner Bros. dal fondo foderato di sberleffi e ingiurie che solo Wonder Woman nel 2017 aveva vagamente placato prima delle legnate dell’ ‘evento’ Justice League.

Bisogna dire che il creatore delle saghe di The Conjuring Saw, avendo a disposizione un’ambientazione subacquea unica che coinvolge – tra i moltissimi – giganteschi crostacei parlanti ed enormi cavallucci marini luminescenti che indossano armature da battaglia, ha scelto saggiamente di puntare forte su immagini piuttosto fresche.

Il regno sommerso di Atlantide offriva infatti la possibilità di costruire un mondo interamente basato su architetture e creature ritrovabili solo negli inesplorati oceani (o su Naboo …), ma la sensazione è quasi come se James Wan e soci siano stati spaventati dalla possibilità che non ci sarebbe mai stato un sequel (il pericolo flop, prima del clamoroso esordio in Cina, era pur sempre una possibilità non così remota) e quindi abbiano cercato di stipare ogni possibile aspetto di questo affascinante e misterioso mondo subacqueo e tutta la tradizione dei fumetti di Aquaman nel film. Per tale motivo, la durata tocca i 144 minuti – che sembrano molti di più -, poiché ci spreme dentro una mezza dozzina di storie e ambientazioni, ognuna delle quali richiede ovviamente una spiegazione a parte (che non viene tralasciata).

I tentativi evidenti e vagamente disperati di accontentare tutti quanti finiscono per affossare quelli che sarebbero pure alcuni aspetti genuinamente divertenti – facendo peraltro sembrare persino quelli studiati a tavolino. Cosa di quello che vediamo è intenzionale e cosa invece no? Quali parti di questo blockbuster da 160 milioni di dollari di budget è sfuggito al minuzioso scrutinio dei focus group e all’attenta calibrazione delle dosi di divertimento?

Lacerato tra il dover essere un coming-of-age serioso ma avventuroso, una buddy comedy scatenata e un racconto epico e moderatamente violento con una vaga attenzione al problema dell’inquinamento dei mari da parte dell’uomo, Aquaman nel dubbio decide di essere tutte queste cose, ma disordinatamente e rigorosamente una alla volta. L’apparentemente macabra scena d’apertura ambientata a bordo di un sottomarino russo potrebbe ricordare i momenti più cupi di Batman v Superman: Dawn of Justice. Un frangente alla Indiana Jones (o a La Mummia di Stephen Sommers …) ambientato nel deserto del Sahara – introdotto peraltro da una scioccante versione moderna di Africa dei TOTO – porta alla mente i peggiori scambi di battute di Justice League, solo un po’ più lucido. Senza contare che i più nostalgici avranno subito immaginato una versione live-action de I Cavalieri dello Zodiaco contro Nettuno.

Aquaman (2018)Una scena di battaglia tra due eserciti che si ‘corrono incontro’ sembra ispirata a Il Signore degli Anelli (un po’ come tutte quelle viste dopo il 2001 d’altra parte …), e una sequenza sottomarina ricorda sia Harry Potter che l’epico lancio col paracadute nel Godzilla americano del 2014.

Per Aquaman, saltare costantemente da un’allusione e attaccarsi subito a un’altra potrebbe essere parte di un’estetica volutamente disorientante e apertamente cercata, ma il film di James Wan – i cui trascorsi nel cinema horror emergono lampanti solo in una sequenza di assalto a al peschereccio su cui si trovano Arthur (Jason Momoa) e Mera (Amber Heard) da parte di creature uscite da un racconto di H.P. Lovecraft – in sé sembra incapace di tenere il passo con questi cambiamenti repentini e costanti, dando luogo a momenti così assurdi da apparire completamente incidentali, forse addirittura casuali.

Uno di questi ‘incidenti’ vede una piovra gigante battere su alcuni tamburi prima dell’inizio di una grande battaglia sottomarina. Più tardi, un soldato carica acqua in una potentissima arma atlantidea allo stesso modo in cui si farebbe con un ferro da stiro. Tali clamorosi svolazzi non aggiungono nulla alla narrazione e non vengono mai commentati all’interno del film. Se si è disposti a ignorare la possibilità della mera incompetenza da parte degli sceneggiatori, l’unica spiegazione dietro a questi momenti che vanno oltre l’incredibile è esattamente quello che avete appena letto: far raccontare col passaparola agli spettatori proprio questi momenti, facendo passare Aquaman come la commedia stoner che purtroppo non è.

Amber Heard in Aquaman (2018)In almeno cinque occasioni, un dialogo viene interrotto da cattivi che letteralmente entrano in scena facendo esplodere un muro. Abbiamo diversi duelli a colpi di tridente. Ci sono il fulvo e facilmente malleabile re Dolph Lundgren, la ringiovanita in CGI e immortale Nicole Kidman e lo spaesatissimo mentore incaricato di tutti gli spiegoni Willem Dafoe.

Aquaman possiederebbe insomma tutti gli elementi che solitamente andrebbero a costituire un classico del cinema camp, ma questo glorioso potenziale viene distillato lungo un tempo dilatatissimo, nella generica non-storia di un eroe poco simpatico e col quale non è semplice identificarsi.

Ci sono persino reminiscenze della leggenda di Re Artù e una sequenza direttamente ispirata al Pinocchio di Carlo Collodi. Ma Aquaman / Arthur Curry rimane una presenza opaca e dal passato troppo confuso, circondata da personaggi (monodimensionali) con i loro personali e chiarissimi obiettivi e caratteristiche. Figlio illegittimo di Atlanna (Kidman), Regina di Atlantide e di un guardiano del faro umano (Temuera Morrison), Arthur si sente responsabile dell’esecuzione di sua madre per tradimento. Ma nulla nella sua personalità o nella sua attitudine smargiassa tradisce alcun vero dubbio o senso di colpa, e il tentativo del film di presentare il suo dover diventare ‘per forza’ Re di Atlantide – dopo aver recuperato un mitico tridente – come culmine di un personale viaggio alla scoperta di sé stesso finisce per arrivare al pubblico piatto e forzato.

E questo è ancora più un peccato considerata la narrazione apprezzabilmente semplice che Aquaman sceglie di seguire. Giocare con il materiale elementare rappresentato dalla storia di un classico racconto di formazione avventuroso avrebbe potuto facilmente portare a qualcosa di soddisfacente, in parti uguali divertente e commovente: numerosi sarebbero i modelli di successo cui guardare, sia al cinema che nei fumetti. Tuttavia, James Wan sembra qui troppo spaventato dal ricadere nella derisa seriosità e gravità di L’uomo d’Acciaio o BvS, finendo per optare per la solita sarabanda di combattimenti ipercinetici a 360°, ‘cattivi’ dalla personalità degna di un biglietto del tram (il Black Manta di Yahya Abdul-Mateen II è spinto da un rancore tanto ostinato quanto inutile vista l’invincibilità del protagonista) e momenti in slow motion che nemmeno Baywatch.

Patrick Wilson in Aquaman (2018)La guerra tra i Sette Mari e il mondo della superficie – reo di distruggere da ben 100 anni l’ecosistema con rifiuti e gas – che il fratellastro ed erede al trono di Arthur, Orm (Patrick Wilson), minaccia poco coscienziosamente di iniziare suona poi tanto vaga quanto astratta. Nonostante alcuni dialoghi appiccicati alla buona che cercano di ricordarci il significato ‘profondo’ di questo conflitto per Aquaman – essendo lui mezzo-Atlantide e mezzo umano – la minaccia sembra in definitiva poco più che una scusa per una serie di battaglie affrettate e un filotto di nuove avventure in giro per il mondo per il nostro eroe amico della birra doppio malto.

Alcune di queste sequenze sono pure dinamiche, esagerate e talmente kitsch da risultare sublimi, come quella del set di un finto paesino della Sicilia che sembra essere uscito direttamente o da una pubblicità di Dolce & Gabbana o da Mamma Mia! per gli stereotipi inseriti (non mancano naturalmente Vespa, Ape, vino, fiori, campanili e burattini di Pinocchio che sostituiscono i classici Pupi …). Ma il resto di questo lunghissimo film è troppo tedioso, inerme e senza gioia, con pochissimi momenti abbastanza pazzeschi e divertenti a tener desto e interessato a quanto accade lo spettatore. Come film di supereroi della DC, Aquaman non è un disastro, ma resta lo stesso una delusione.

Naturalmente, è presente una scena extra a metà dei titoli di coda, con qualcuno che dovrebbe essere morto che in realtà …. non lo è.

Di seguito il trailer finale italiano di Aquaman, che uscirà nei nostri cinema l’1 gennaio 2019 (in 3D, 2D e IMAX):

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