Un invito ai lettori/appassionati di cinema a espandere i loro orizzonti e non fermarsi a quello che i grandi studi spacciano per il meglio possibile sul mercato. C'è molto, molto di più.
Eccoci qui. Un altro anno cinematografico è passato e nel bene o nel male dobbiamo trarne le somme. Da dove cominciamo quindi, considerando la varietà di generi e soprattutto di fonti cui abbiamo attinto negli ultimi 365 giorni di visioni?
Spostiamoci quindi agli Stati Uniti, da cui sono arrivati gli immancabili film di supereroi, quest’anno ben 7, dei quali però solo 2 sequel (che giocavano sul sicuro), ovvero Captain America: Civil War e X-Men: Apocalisse. Gli attesi Batman v Superman e Suicide Squad si sono rivelati ben al di sotto delle aspettative, mentre parziali sorprese (ma solo per la ‘novità’ dei protagonisti) sono stati Deadpool e Doctor Strange. Il settimo? Max Steel! Come dite? Non lo avete visto nei cinema … In effetti non ci stupisce, visto che nemmeno in America sanno che è uscito (sarà che non è Marvel o DC o Fox? mmmm …). Anche qui, all’interno della catena di montaggio che ormai sono diventati i prodotti di questo tipo, non si trovano film degni di entrare in classifica.
Veniamo ai grandi nomi allora. Dovranno pur avercela fatta a entrare tra i migliori dell’anno i film (aka blockbuster) diretti da alcuni mostri sacri del calibro di Steven Spielberg (Il GGG), Tim Burton (Miss Peregrine), i fratelli Coen (Ave, Cesare!), Clint Eastwood (Sully), Woody Allen (Café Society), Ron Howard (Inferno) o da buoni mestieranti come David Yates (The Legend of Tarzan e Animali fantastici e dove trovarli), Paul Feig (Ghostbusters), Antoine Fuqua (I Magnifici 7), Paul Greengrass (Jason Bourne), Edward Zwick (Jack Reacher – Punto di non ritorno) e Justin Lin (Star Trek Beyond)! Nope. Tutti colossal anestetizzanti usa e getta da milioni di dollari .
Si ma quanto è snob questo pezzo, starete pensando se siete arrivati a leggere fino a qui. In realtà si tratta di un discorso ben più complesso. Ogni settimana escono solo in Italia una decina di film (si, davvero), ed è già praticamente impossibile vedere questi (anche per chi lo fa di mestiere). Considerate poi l’offerta dei canali streaming, spesso forieri di inaspettate perle (abbiamo addirittura istituito una rubrica apposita) e non dimenticate i molti Festival (da quelli enormi come Venezia, Roma e Torino a quelli più di settore come Udine e Trieste) dove vengono presentate tantissime altre pellicole (senza contare che noi siamo stati pure in trasferta a Sitges), di cui il 90% non arriva poi per un motivo o per l’altro nelle sale (nemmeno quando vincono un premio). Sommate a questa già sconfinata offerta tutto quello che esce direttamente in home video (e tenete a mente che questa forma di uscita non è riservata sempre o solo ai titoli più sfigati o di qualità scadente, anzi. Vi stupireste di vedere quanti film che trovate in vendita possono tranquillamente rivaleggiare con le proposte dei cinema ma finiscono ‘inspiegabilmente’ sugli scaffali di qualche negozio, spesso poco valorizzati per l’occhio meno attento).
Ed eccoci alla Top 15 del 2016:
The Eyes of My Mother (Nicolas Pesce): un esordio folgorante con un’opera in bianco e nero disturbante, capace di colpire gli spettatori con alcune delle sequenze più raggelanti mai viste sullo schermo.
Train to Busan (Yeun Sang-ho): il regista coreano debutta al lungometraggio live action con un riuscitissimo zombie movie che dà una boccata d’aria a un genere che sembrava ormai aver detto tutto.
Godzilla Resurgence (Shinji Higuchi e Hideaki Anno): i due maestri dell’animazione uniscono le forze per mettere in scena un’attualizzazione sorprendentemente politica e spettacolare dell’iconico Re dei Mostri, in un’opera innovativa che non si dimentica delle sue origini.
Elle (Paul Verhoeven): il controverso regista olandese torna sulle scene con un rape & revenge velato di solo apparente leggerezza, con una Isabelle Huppert mai così ambigua.
Operation Mekong (Dante Lam): il regista di Hong Kong dà fondo a tutto il suo talento per organizzare alcune delle scene d’azione più spettacolari della sua filmografia, aiutato dalle prove fisiche di Eddie Peng e Zhang Hanyu.
The Autopsy of Jane Doe (André Øvredal): il regista norvegese, insieme ai protagonisti Brian Cox ed Emile Hirsch, ci regala un approccio decisamente innovativo e sorprendente al genere delle ‘case stregate’.
Three (Johnnie To): il padrino dell’action-noir cinese ritorna finalmente alla forma tecnica e inventiva dei suoi tempi migliori in un thriller che dona al mondo un piano sequenza da manuale di regia.
The Mermaid (Stephen Chow): il regista cinese ci regala una favola fantastica che cela dietro alla leggerezza di facciata un messaggio decisamente serio e attuale.
The Greasy Strangler (Jim Hosking): Michael St. Michaels e Sky Elobar riescono a far morire dal ridere gli spettatori con un’apologia del cattivo gusto e del nauseabondo con pochi precedenti sul grande schermo.
The Witch (Robert Eggers): la giovane Anya Taylor-Joy è la protagonista del misterico debutto al lungometraggio del regista americano, metaforico e simbolico come poche altre opere viste negli ultimi anni.
Hell or High Water (David Mackenzie): Chris Pine, Ben Foster e Jeff Bridges sono il tris d’assi di un neo-western destinato a diventare un piccolo classico.
La Tartaruga Rossa (Michaël Dudok de Wit): co-prodotta dallo Studio Ghibli, una delle opere di animazione più intense e splendidamente realizzate dell’anno.
Kubo e la spada magica (Travis Knight): la Laika firma uno dei vertici dell’animazione in stop-motion, profondo e visivamente illuminante.