Riflessione: ormai, chi dice film fantasy (a Hollywood), dice flop
09/05/2023 news di Alessandro Gamma
Un genere che agli inizi del 2000 sembrava destinato a infilare un successo dietro l'altro, oggi è in crisi profondissima di risultati; e non si vede la luce in fondo al tunnel
Poche settimane fa, al termine della proiezione stampa di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (la recensione), assieme ad alcuni colleghi mi sono come di consuetudine fermato a discutere a caldo del film appena visto. A un certo punto di questo scambio di opinioni ‘tecniche’, ho affermato senza esitazione che – in ogni caso – l’adattamento diretto da Goldstein & Daley sarebbe stato sicuramente un flop al botteghino. Molti sono rimasti sorpresi, altri perplessi da questa ‘sparata’.
Chiamalo fato, chiamala fortuna … chiamala karma … O magari chiamala ‘memoria storica’ che va più in là del mese appena passato e delle sue innumerevoli visioni che si affastellano inesorabili (ma questo è un altro problema …).
La mia baldanzosa sicurezza derivava dalla semplice conoscenza dei dati relativi al box office dei film fantasy / fantastici usciti al cinema negli ultimi 20 anni. ATTENZIONE, si parla squisitamente di freddi numeri, NON di ‘qualità artistiche’.
Partiamo dai pochi – ma epocali – titoli di genere fantasy che hanno saputo lanciare fortunatissime saghe cinematografiche, capaci di incassare miliardi di dollari e di definire l’immaginario collettivo.
Il 19 dicembre del 2001 arrivava nei cinema – grazie alla New Line – La Compagnia dell’Anello, primo tassello della trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson, adattamento dell’omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien. Costato oltre 90 milioni di dollari, ne racimola oltre 300 sul mercato americano, quasi 900 globalmente. Nei due anni seguenti ne bissano il successo Le due torri (sfonda il tetto dei 900 milioni) e Il ritorno del re (supera il miliardo e 100).
Nel 2013, 2014 e 2015 arriverà invece la seconda trilogia collegata a Tolkien, quella de Lo Hobbit, i cui tre film seguiranno grosso modo lo stesso percorso in termini di budget e di incassi complessivi, risultando un successo.
Curiosamente, o forse no, il 16 novembre sempre del 2001 la Warner Bros. lanciava Harry Potter e la pietra filosofale, primo degli otto lungometraggi che avrebbero portato sul grande schermo per i successivi dieci anni i personaggi creati dalla scrittrice inglese J. K. Rowling.
Curiosamente, il capitolo conclusivo, Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 ha scalzato all’ultimo respiro La Pietra Filosofale dal gradino più alto del podio tra i film della saga col maggior incasso domestico di sempre (oltre 380 milioni di dollari contro i 317 del capostipite) e complessivo (oltre 1.3 miliardi contro 974 milioni). Per quanto riguarda i budget di partenza, gli otto film hanno oscillato tra i 125 e i 250 milioni ognuno.
Un po’ come successo per Tolkien, anche la Rowling viene di nuovo ‘saccheggiata’ a partire dal 2016 per Animali Fantastici. Il primo film, costato 180 milioni di dollari, si rivela prevedibilmente un successo da oltre 800 milioni complessivi nonostante l’assenza di Harry Potter e degli altri maghetti. La situazione inizia però a scricchiolare già col sequel del 2018, I Crimini di Grindelwald, costato 200 milioni, che ne incassa ‘solo’ 654. Il patatrac arriva così nel 2022, con I segreti di Silente che, gravato dai postumi del COVID 19 e dai problemi di Johnny Depp, raccoglie appena 407 milioni di dollari in totale. Al momento la saga sembra ferma.
Saltiamo allora al 9 luglio del 2003, quando la Disney lancia il primo film di quella che sarebbe diventata la saga di Pirati dei Caraibi, La maledizione della prima luna. Costato 140 milioni di dollari, l’avventura con Johnny Depp e Orlando Bloom ispirata all’omonima attrazione dei parchi Disney rastrella oltre 300 milioni sul marcato domestico e supera i 650 globalmente.
Nel 2006, 2007 e 2011 faranno seguito tre capitoli altrettanto fortunati in termini di incassi. Dal budget più cospicuo, un paio sfondano addirittura quota 1 miliardo. Discorso a parte merita il quinto capitolo, Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, uscito nel 2017. Costato 230 milioni, è stato il primo a incassarne meno di 200 sul mercato domestico (174 per l’esattezza), rifacendosi però ampiamente all’estero (oltre 600 milioni).
Nel dicembre del 2005 la Disney porta sul grande schermo il primo episodio di Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio, dal relativo ciclo di romanzi di C. S. Lewis. Costato 180 milioni di dollari, il film di Andrew Adamson ne incassa quasi 750. Va però meno bene al primo sequel, Il principe Caspian del 2008, che a fronte di un budget più alto (225 milioni), ne rastrella appena 419 (e solo 141 negli USA). La saga rialza la testa col terzo capitolo del 2010, Il viaggio del veliero, costato 155 milioni, che riesce a spingersi fino ai 415 globali (male sempre negli States, dove supera di pochissimo i 100 milioni). Bene ma non benissimo insomma.
Sicura di ‘vincere facile’ grazie alla forza dei personaggi proposti, nel 2014 la Disney lancia il remake / spin-off de La bella addormentata nel bosco, Maleficent, con Angelina Jolie in versione strega cattiva. In effetti, con un budget di 180 milioni di dollari, ne rastrella oltre 750 nel mondo, convincendo lo studio a mettere in cantiere un sequel che sarebbe uscito nel 2018, Maleficent – Signora del male. Costi simili ma incassi ben diversi, col secondo film che si ferma a 491 milioni complessivi.
Stesso discorso per Come d’incanto del 2007 (85 milioni di budget, 340 di incasso), per Alice in Wonderland di Tim Burton (2010), dall’amato romanzo di Lewis Carroll, che da un budget di 200 milioni di dollari viene premiato da incassi che raggiungono il miliardo, per Into the Woods del 2014 (50 milioni spesi, 212 incassati), per Cenerentola con Lily James del 2015 (spesi 95, incassati oltre 540) e per Aladdin di Guy Ritchie del 2019. Budget di 185 milioni di dollari, incassi che sfondano il miliardo. Diciamo che il successo dei fantasy disneyani live action collegati ai classici animati può contare su fattori che trascendono il mero genere.
Tra le isolatissime eccezioni vale la pena di ricordare due film. Il primo è Un ponte per Terabithia della Disney con Zooey Deschanel (2007), tratto dall’omonimo romanzo del 1976 di Katherine Paterson, costato circa 25 milioni di dollari e capace di incassarne oltre 135 nel mondo. Il secondo è il più recente Il mistero della casa del tempo di Eli Roth (Universal Pictures, 2018), adattamento del romanzo La pendola magica del 1973 di John Bellairs con illustrazioni di Edward Gorey. Costato 42 milioni di dollari, ne porta a casa globalmente 131.
E qui finiscono le buone notizie.
Sulla falsariga del successo delle sopracitate saghe, gli studi hollywoodiani hanno quindi – prevedibilmente – cercato di cavalcarne l’onda, scatenando aste milionari per accaparrarsi i diritti di praticamente qualsiasi libro singolo o saga fantasy letteraria di successo, pronti a trasformarli nel prossimo successo al botteghino. O no.
I MEZZI FLOP
Premessa importante: per essere considerato un successo commerciale, un film deve incassare almeno il triplo di quanto è costato.
Nel 2006 la 20th Century Fox presenta al mondo l’adattamento live action di Eragon, primo capitolo del Ciclo dell’Eredità dello scrittore Christopher Paolini. Costato 100 milioni di dollari, ne rastrella appena 75 negli USA, 250 globalmente. Il possibile sequel viene immediatamente bloccato.
Nell’aprile del 2004 la Columbia Pictures porta invece nelle sale Hellboy di Guillermo del Toro, che portava al cinema le avventure dell’omonimo personaggio dei fumetti creato da Mike Mignola. Costato 66 milioni di dollari, a fine corsa il counter dice 99 milioni globali (di cui appena 39 fuori dagli Stati Uniti). Nel 2008 comunque la Universal dà al franchise una seconda possibilità con Hellboy II: The Golden Army: si alza il budget (85 milioni), ma il risultato finale cambia poco (168 milioni complessivi). Molto peggio è andata al reboot del 2019 firmato da Neil Marshall, capace di portare a casa appena 55 milioni worldwide a fronte dei 50 costati.
Nel 2005 la Warner Bros. scommette su La fabbrica di cioccolato, nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Roald Dahl diretto da Tim Burton. Costato 150 milioni di dollari, ne incassa complessivamente 474. Un risultato non malvagio ma che forse sta stretto allo studio, considerato che il protagonista è un Johnny Depp sulla cresta dell’onda.
Nel 2007 è il turno di La Bussola d’Oro della New Line Cinema, con Nicole Kidman e Daniel Craig, trasposizione dell’omonimo libro di Philip Pulman e primo della trilogia Queste oscure materie. Costato 180 milioni di dollari, sul mercato domestico ne racimola appena 70, fermandosi a 372 globalmente. Inutile dire che non vengono messi in cantieri i sequel.
E sempre del 2007 è Water Horse – La leggenda degli abissi dei Revolution Studios (40 milioni di budget, 103 raccolti in totale).
Nel 2010 la 20th Century Fox ci riprova con Il ladro di fulmini, primo adattamento – diretto da Chris Columbus – della saga letteraria di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo di Rick Riordan. Costato 90 milioni di dollari, il film con la giovanissima Alexandra Daddario ne porta a casa appena 68 sul mercato domestico, arrivando ai non esaltati 226 complessivi. Lo studio però ci crede, così nel 2013 esce Il mare dei mostri. Stesso budget, incassi anche peggiori (nemmeno 200 milioni globali). La saga si interrompe.
Nel 2012 la Universal ci prova con Biancaneve e il cacciatore, con Charlize Theron: investe 170 milioni di dollari, ne porta a casa poco meno di 400. Peggio va nel 2016 a Il cacciatore e la regina di ghiaccio (spesi 115 milioni, incassati appena 164; negli USA solo 48).
Nemmeno Il grande e potente Oz del 2013, diretto per la Disney da Sam Raimi trova un pubblico particolarmente caloroso, che non premia l’adattamento del romanzo di Lyman Frank Baum. Costato ben 215 milioni di dollari, ne raccoglie oltre 230 negli USA, ma non supera i 500 globalmente.
Simile sorte tocca a tre film fantasy usciti nel 2016. Il primo è Alice attraverso lo specchio, il sequel ‘made in Disney’ del campione di incassi Alice in Wonderland, porta nella casse della casa di Topolino meno di 300 milioni di dollari complessivi a fronte di un cospicuo budget di 170 milioni. Poi c’è Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali dell’esperto Tim Burton (20th Century Fox), dal romanzo di Ransom Riggs. Costato 110 milioni, ne incassa in patria appena 87, chiudendo la sua corsa a meno di 300 milioni globali. E infine Il drago invisibile di David Lowery della Disney: investiti 65 milioni, incassati nel mondo 143.
Nel 2016 la Universal Pictures tenta invece la carta del fantasy ispirato a una longeva e fortunatissima saga scollegata però da romanzi o fumetti, puntando forte sull’adattamento del videogame World of Warcraft. C’è Duncan Jones alla regia di Warcraft – L’inizio, kolossal da 160 milioni di dollari di budget che in America ne incassa incredibilmente appena 47. È altrettanto clamorosamente il mercato cinese a non renderlo tuttavia un sonoro insuccesso commerciale, grazie ai 225 milioni locali che portano il suo box office a superare i 435 milioni complessivi. Un rischio comunque troppo grosso mettere in cantiere un sequel.
Non legato a libri o fumetti è anche L’ultimo dominatore dell’aria del 2010 (Paramount Pictures), diretto M. Night Shyamalan, ispirato alla prima stagione della serie animata Avatar – La leggenda di Aang della Nickelodeon. Potenziale apripista di una saga, incasso complessivamente 319 milioni di dollari a fronte di un budget di 150.
I FLOP CLAMOROSI
E ora veniamo a quei film che proprio sono andati male male. Per mille ragioni diverse, ma tant’è.
Ad aprire la danza dei draghi flop al botteghino è nel 2002 l’ambizioso Il regno del fuoco di Rob Bowman, con Christian Bale (Touchstone Pictures). Costato 60 milioni di dollari, ne rastrella meno di 45 negli USA, e addirittura meno di 40 nel resto del mondo. A pensarci bene, già Dragonheart del 1996 qualche indicazione poteva darla, avendo raccolto nel complesso appena 116 milioni a fronte dei 57 spesi per realizzarlo.
Troviamo quindi il live action Peter Pan del 2003, con Jason Isaacs, della Universal (costato 100 milioni di dollari, ne incassa appena 121 nel mondo), mentre nel 2005 tocca alla Dimension con I fratelli Grimm e l’incantevole strega di Terry Gilliam (88 milioni di budget, 105 incassati). Nel 2006 è la volta di Lady in the Water di M. Night Shyamalan della Warner (costo 70 milioni, incasso totale 72). Nel 2008 la Paramount ci prova con Spiderwick – Le cronache di Mark Waters, ispirato alla saga di libri fantasy di Holly Black illustrata da Tony DiTerlizzi. Costato 90 milioni di dollari, il film con Nick Nolte e Mary-Louise Parker ne incassa 71 negli USA e 92 nel resto del mondo, condannandolo a rimanere senza seguiti.
Seguono nella triste classifica due titoli del 2007 della Paramount, Stardust con Michelle Pfeiffer, dall’omonimo romanzo di di Neil Gaiman (70 milioni di budget, 137 complessivi di incasso) e l’ibrido La leggenda di Beowulf di Robert Zemeckis (150 milioni di budget, 196 globali) , e poi ancora Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro di Iain Softley del 2008 (Warner Bros.), dal primo libro volume di una trilogia scritta da Cornelia Funke (60 milioni di budget, 67 di incassi globali), Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze del 2009 (Warner Bros.), dal libro illustrato di Maurice Sendak (100 milioni di budget, 100 milioni di incasso).
E poi Il cacciatore di giganti con Ewan McGregor del 2013 (New Line e Warner Bros.), appartenente ai film fantasy slegati da qualche libro (195 milioni di budget, 197 di incasso), Il Settimo Figlio con Jeff Bridges del 2014, dalla saga Wardstone Chronicles di Joseph Delaney (Universal, budget 95 milioni, 114 di incass0), Il GGG – Il Grande Gigante Gentile di Steven Spielberg (tra i pochi flop Disney, con 195 milioni incassati – appena 55 negli USA – a fronte di 140 di budget), Sette minuti dopo la mezzanotte dello spagnolo Juan Antonio Bayona del 2016 (Participant Media), trasposizione dell’omonimo romanzo di Patrick Ness (43 milioni di budget, 47 di incassi totali), Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni con Keira Knightley (Disney, 120 milioni di budget, 173 di incasso).
VARI ED EVENTUALI
Negli ultimi anni alcuni film fantasy / fantastici hanno goduto di distribuzioni limitate, quindi non è facile incasellarli a cuor leggere tra i successi o i flop. Le streghe di Robert Zemeckis (Warner Bros., 2020), con Anne Hathaway, trasposizione dell’omonimo romanzo del 1983 di Roald Dahl, in Italia è arrivato direttamente in VOD, ma nei paesi in cui è andato al cinema ha racimolato quasi 30 milioni di dollari. Allo stesso modo, Sir Gawain e il Cavaliere Verde di David Lowery (Ley Line Entertainment, 2021), ispirato all’omonimo poema cavalleresco e in Italia finito dritto su Prime Video, nei paesi in cui è uscito nei cinema ha comunque raccolto 18 milioni di dollari (budget dichiarato: 15 milioni).
Visto l’andazzo, e vista la pandemia trascorsa, gli studi hanno col nuovo decennio imboccato allora la strada dello ‘streaming diretto’ per i titoli di genere fantasy / fantastico, che – a questo punto – sembra essere ormai diventata l’unica via.
Citiamo in tal senso Lettera al re (2020, Netflix), basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Tonke Dragt del 1962; Artemis Fowl di Kenneth Branagh, che adatta Eoin Colferl (2020, Disney+), L’Accademia del Bene e del Male (2022, Netflix), diretto da Paul Feig dall’omonimo romanzo di Soman Chainani, primo di una saga letteraria; Pinocchio di Robert Zemeckis (2022, Disney+), Slumberland con Jason Moma (2022, Netflix)e i recentissimi Peter Pan & Wendy (2023, Disney+) e The Portable Door con Sam Neill (2023, SKY), primo capitolo della serie di libri di Tom Holt.
CONSIDERAZIONI SPARSE
Guardando la lunga lista di titoli citati sopra, è abbastanza immediato dedurre alcune cose:
- Degli oltre 30 titoli citati (le trilogie le contiamo come singoli) usciti negli ultimi vent’anni – venti eh, un lasso di tempo davvero consistente – tre sono stati successi epocali (Il Signore degli Anelli + Lo Hobbit, Harry Potter + Animali Fantastici, Pirati dei Caraibi) e una manciata han fatto guadagnare qualcosa agli investitori, mentre tutti gli altri o sono stati dei flop più o meno fragorosi o sono stati relegati impietosamente alla visione casalinga;
- Alla visione casalinga in streaming è legato però anche curiosamente il successo costante di innumerevoli serie TV di stampo fantasy / fantastico, da Il Trono di Spade e House of the Dragons a The Witcher, da Supernatural e Lucifer, passando per C’era una volta e Sweet Tooth. Giusto per dirne alcune;
- I film fantasy / fantastici ad alto budget (diciamo sopra gli 80 milioni di dollari) sono un insuccesso commerciale praticamente garantito. Non importa chi siano i nomi coinvolti o quanto abbiano venduto i relativi libri / fumetti / videogiochi;
- Le saghe campionissime di incassi hanno raggiunto quei risultati perché sono arrivate prima – e meglio – di tutto quanto venuto dopo, appagando così tanto il pubblico da spingerlo a non voler ‘accettare’ altro? Parrebbe di si;
- La fedeltà di un adattamento all’opera originale è sinonimo di incassi sicuri? No;
- La scarsa fedeltà è sinonimo di flop certo? No;
- Sono davvero pochissimi i titoli fantasy / fantastici originali;
- I film Disney vanno generalmente bene;
- Negli ultimi cinque anni, i film fantasy / fantastici capaci di ‘vincere’ al botteghino si possono contare sulle dita di mezza mano.
E si torna circolarmente così all’effettivo risultato assai deludente di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri: 203 milioni di dollari incassati nel mondo (appena 92 negli USA) a fronte di un investimento di oltre 150 milioni.
Avevo paura di essere smentito? Non direi, ma un po’ ci speravo, in quanto amante del genere fantasy. Del tipo, meglio vedere un fantasy anche brutto e poco fedele che nulla (al cinema naturalmente). In fondo, è pieno di filmacci appartenenti ad altri generi che incassano milioni (e quindi via di sequel, prequel e spin-off che nessuno vuole ma tutti poi vedono).
Invece la situazione appare paurosamente tragica. Se è vero quanto sopra e non solo io l’unico a vederla, va da se che gli studi investiranno per forza di cose sempre meno soldi nei film fantasy, col risultato che anche la qualità visiva – un punto fondamentale in questo tipo di prodotto – ne risentirà inevitabilmente, con sommo scontento di chi fino ad oggi continuava stoicamente a supportare il genere.
Fantasy ‘al ribasso’ e solamente in televisione attraverso le piattaforme di streaming dunque … Non credo che la tendenza si invertirà nell’immediato futuro per quanto riguarda i titoli destinati al cinema. Se nemmeno un brand apparentemente fortissimo come D&D (spinto peraltro anche da serie super seguite come Stranger Things) riesce a sfondare, tutto lascia pensare che i progetti che erano attualmente in via di definizione saranno quanto meno ridimensionati dagli studi, se non del tutto accantonati. Senza contare che la Disney stessa, a cui il botteghino ha praticamente sempre sorriso, sta cominciando a ripiegare sull’home entertainment senza rimorsi.
Le ultime residue speranze vengono così riposte in qualche modo in Wonka, ennesimo remake di Charlie e la fabbrica di cioccolato questa volta diretto da Paul King e con Timothée Chalamet nei panni dell’istrionico protagonista, in uscita a Natale 2023 per la mai doma Warner Bros..
Fortuna che almeno altri generi come la fantascienza stanno bene. Ah, no …
Di seguito trovate il trailer di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri:
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